Dossier Colao, focus su famiglia e povertà

Dossier Colao, focus su famiglia e povertà

19/06/2020



Il Comitato di esperti in materia economica e sociale guidata da Vittorio Colao ha presentato al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, il rapporto "Iniziative per il rilancio “Italia 2020-2022”, per suggerire strategie sia per la gestione della fase successiva al Covid-19, sia per la ripresa economica del Paese.

Il piano di rilancio si compone di oltre 120 pagine, con tre “assi di rafforzamento” per la trasformazione del Paese:

- Digitalizzazione e innovazione
- Rivoluzione verde
- Parità di genere e inclusione

e sei macro settori:

- Imprese e Lavoro
- Infrastrutture e ambiente
- Turismo, Arte e Cultura
- Pubblica amministrazione
- Istruzione, Ricerca e competenze
- Individui e famiglie

I cambiamenti indotti dalla crisi Covid-19 offrono un'opportunità storica per affrontare le fragilità esistenti, rafforzare la resilienza del sistema socioeconomico, e favorirne l'evoluzione verso una maggiore sostenibilità economica, sociale, ambientale e istituzionale. L'obiettivo è un'Italia più forte, resiliente ed equa.

Tra i progetti dedicati ai temi della famiglia e della povertà vi segnaliamo alcune proposte:

Conciliazione dei tempi di vita e sostegno alla genitorialità

- Lanciare un piano nazionale per lo sviluppo di nidi pubblici e privati (0-3 anni) per la maggioranza dei bambini, per migliorare la conciliazione dei tempi di vita, sostenere il desiderio di maternità e paternità e diminuire le disuguaglianze tra bambini. La disponibilità di nidi è ancora bassa (25%) e fortemente disomogenea sul territorio. I bambini del Sud in pochissimi (10%) hanno l'opportunità di frequentare il nido ed è proprio al Sud che la fecondità è ormai più bassa. La carenza di nidi fa crescere il fenomeno delle anticipazioni delle iscrizioni (1 bambino su 4 al Sud) alla scuola dell'infanzia e poi alle primarie con conseguenze negative sugli esiti scolastici e la crescita delle disuguaglianze tra bambini. Il nido è un servizio educativo a cui devono poter accedere tutti i bambini senza differenze; organizzazione dei servizi con orari flessibili e aperture anche nei giorni festivi in modo da garantirne la dovuta flessibilità nell'utilizzo.

- Razionalizzare il sistema dei trasferimenti monetari alle famiglie in direzione di misure che accompagnino la crescita dei bambini fino alla maggiore età, attraverso l'introduzione di un assegno unico che assorba le detrazioni fiscali per i figli a carico, l'assegno al nucleo familiare, il bonus bebè, l'assegno al terzo figlio.

- Introdurre tra i servizi di welfare erogabili a livello territoriale dalla Pubblica Amministrazione, dalle organizzazioni datoriali e dagli Ordini Professionali, la competenza del Work-Life Balance che mira a promuovere la compatibilità del lavoro con la vita personale e famigliare. Il 40% degli occupati svolge attività di cura verso figli minori o parenti non autosufficienti, e ha difficoltà oggettive e soggettive a conciliare lavoro e vita familiare. In maggioranza, sono le donne ad assumersi i carichi di cura domestici e familiari. Le difficoltà di conciliazione sono destinate ad aggravarsi con l'attuale crisi, con elevato rischio di fuoriuscita delle donne dal mercato del lavoro.
La funzione del Work-Life Balance (WLB) è supportare gli individui che si rivolgono al servizio, nella definizione di progetti di conciliazione vita-lavoro personalizzati attraverso strumenti di flessibilità (es. smart working); gestione dei congedi parentali tra i partner; ricorso ai servizi di welfare territoriali; progetti di conciliazione tramite aggregazione di famiglie, Banche del Tempo, coinvolgimento della comunità locale ecc. Introducendo questa figura, le organizzazioni potranno provvedere alla stesura di un “Programma di work-life balance” per evidenziare gli obiettivi che intendono perseguire e gli strumenti da utilizzare o predisporre ex novo.

Smart Working

Prima del Covid-19, il lavoro agile o Smart Working era praticato piuttosto marginalmente: nel 58% delle grandi imprese, nel 12% delle PMI e nel 16% delle PA (Osservatorio Politecnico di Milano). Il lockdown ha temporaneamente imposto il ricorso al lavoro agile o Smart Working per tutte le attività consentite, disciplinato dalle previsioni dell'art.4 comma 1 lettera a del DPCM 1Marzo 2020 che ha sospeso la necessità di un accordo preventivo fra datore di lavoro e lavoratore, dall'art. 87 del DL 18/2020 che ha normato il lavoro agile o Smart Working nella PA e dall' art. 90 del D.L. 34/2020 per il settore privato.
Durante il Covid-19, è stato essenziale implementare il lavoro agile o Smart Working a garanzia della continuità delle attività, che tuttavia ha in molti casi mostrato una eccessiva sovrapposizione tra impegni professionali e famigliari, con conseguente estremizzazione del carico di lavoro e/o un calo di efficienza e produttività.
Il lavoro agile o Smart Working, applicando tecnologie più avanzate e attivando modalità organizzative funzionali al contesto post Covid-19, rappresenta una preziosa opportunità per lavoratori ed aziende in grado di tutelare e massimizzare, in particolare per talune tipologie di attività, il livello di occupazione, anche inclusivo per le fasce di lavoratori più fragili. È altresì chiara la necessità del superamento del digitale divide (divario digitale) e una formazione digitale, al fine di poter garantire la piena fruibilità in tutte le aree geografiche del Paese e in tutte le fasce della popolazione.

Didattica a distanza

La chiusura delle scuole ha penalizzato fortemente i 250.000 studenti con disabilità che nella maggioranza non hanno usufruito della formazione a distanza, in particolare gli studenti con disabilità intellettiva e relazionale. La formazione a distanza ha limitato l'accesso a questi studenti, senza la capacità di trovare soluzioni appropriate di attenzione a loro e alle loro famiglie, evidenziando la necessità di regolamentare l'accessibilità delle piattaforme telematiche, definire soluzioni flessibili di educazione domiciliare, sostegno alle famiglie, interventi per programmare il prossimo anno scolastico e per garantire un utilizzo appropriato del personale insegnante ed educativo.

In vista della riapertura delle scuole, si propongono alcune soluzioni inclusive immediate e per il prossimo anno scolastico:
- Rafforzare il gruppo di lavoro nazionale e le task force del MUR con esperti rappresentanti le associazioni delle persone con disabilità. La definizione di standard minimi obbligatori per le scuole per quanto riguarda la strumentazione elettronica per la formazione a distanza (uso di piattaforme) e dei prodotti educativi, che prevedano l'accessibilità e la fruibilità per tutti; - Definire un programma di formazione e aggiornamento degli insegnanti e dei genitori sull'uso delle tecnologie appropriate.
- Prevedere la fornitura gratuita di strumenti informatici per le famiglie sprovviste.
- Concedere voucher per sostenere l'accesso alla banda larga delle fasce meno abbienti della popolazione, focalizzato sulla migliore tecnologia disponibile localmente e differenziato tra fibra e altre tecnologie. È quanto indica il piano prevedendo che “la necessità di banda ultra-larga domestica si scontrerà con la difficile situazione economica di molte famiglie, che potrebbero non essere in grado di sostenerne i relativi costi”.

Povertà educativa

Contrastare la povertà educativa, il digitale divide (divario digitale) e la dispersione scolastica dei minorenni di famiglie beneficiarie del Reddito di Emergenza e/o del Reddito di Cittadinanza, attraverso un piano educativo di sostegno personalizzato (“Dote educativa”) con azioni di presa in carico di minori in condizione di grave disagio economico esclusi, o ai margini, delle reti educative e di welfare. È universalmente riconosciuto il nesso tra povertà materiale, rendimento scolastico, povertà educativa, degrado sociale. L'attivazione del Reddito di Cittadinanza (RdC) ed ora anche di quello di emergenza (REM) offre l'opportunità di raggiungere bambini, adolescenti e genitori che potrebbero essere ad oggi fuori dal sistema di welfare ed educativo. È dunque un'occasione da non perdere per prendere in carico i bambini e gli adolescenti in stato di grave povertà e definire un piano di sostegno individuale che ne contrasti i rischi di emarginazione e di esposizione anche alla violenza, da realizzare con il concorso di tutti gli attori, istituzionali e non, presenti sul territorio. L'intervento proposto è teso al miglioramento del percorso educativo, della riduzione del rischio di dispersione scolastica di minori che vivono nei contesti maggiormente svantaggiati e all'individuazione di minori a rischio esclusi dalle reti educative e di welfare. Una quota rilevante di minori non ha disponibile in casa nessuna attrezzatura informatica, il 20% nel Mezzogiorno. Per i beneficiari del RdC la dote educativa dura almeno per tutto il periodo di fruizione dello stesso. Nel caso dei beneficiari del REM la dote educativa prosegue anche al termine del beneficio, per la durata di 12 mesi, per favorire la piena inclusione dei minorenni all'interno di un percorso sociale ed educativo di lungo periodo.

Povertà minorile

Finanziare un piano di contrasto alla povertà minorile in tutte le sue forme con iniziative orientate in modo specifico alla fascia 0-6 anni. La crisi sta colpendo in modo molto rilevante i minori che vivono in famiglie povere o a rischio di povertà ed esclusione sociale. L'iniziativa proposta si concentra sulla lotta alle disuguaglianze, in particolare per la fascia 0-6 anni, decisiva per l'apprendimento e le capacità dei singoli, con effetti che si prolungano durante tutto l'arco della vita.
Nella definizione dei Programmi Operativi Nazionali e Regionali relativi alla programmazione finanziaria pluriennale europea 2021-2027, va assicurato il finanziamento di un programma di contrasto alla povertà minorile, con azioni tese a garantire l'accesso dei minori in povertà assoluta a servizi socio-assistenziali adeguati, a servizi educativi pubblici e provati per la prima infanzia, ad un sostegno materiale, anche al fine di rispondere alle conseguenze di lungo termine dell'emergenza Covid-19.

Povertà alimentare minorile

Contrastare la povertà alimentare minorile derivante dalla crisi economica in atto attraverso il rafforzamento del servizio di refezione scolastica. L'intervento proposto mira al miglioramento della salute dei bambini e degli adolescenti in condizione di povertà attraverso una migliore qualità dell'alimentazione, nonché alla promozione di attività di micro imprenditorialità territoriale femminile in contesti svantaggiati.
Il momento del pasto a scuola è un importante strumento di prevenzione della povertà minorile, della malnutrizione e dell'obesità infantile, fenomeni diffusi anche in Italia: più di 1 milione e 200 mila minori sono in povertà assoluta, quasi 1 bambino su 10 è obeso e 2 su 10 sono in sovrappeso; il 3,9% dei bambini non consuma un pasto proteico adeguato al giorno, percentuale che al Sud e nelle Isole sale al 6,2%.
Con la crisi la povertà alimentare minorile è fortemente aumentata: una recente indagine di Save the Children su un campione rappresentativo di 1.000 famiglie italiane con figli ha rilevato che oltre il 47% delle famiglie aveva ridotto, a seguito della crisi, i consumi alimentari. Solo il 51% degli alunni della scuola primaria in Italia ha accesso ad una mensa, con disparità enormi nei sistemi di refezione scolastica e una distanza sempre maggiore tra Nord e Sud.
La proposta è quella di istituire un fondo di contrasto alla povertà alimentare minorile cui possono accedere i Comuni, di intesa con gli Uffici scolastici regionali, per l'attivazione di nuovi servizi di refezione scolastica o per aumentare l'offerta gratuita nelle scuole dell'infanzia, primarie e secondarie di primo grado presenti sui territori ad alto tasso di povertà minorile, al fine di contrastare la povertà alimentare minorile, garantire l'apertura pomeridiana delle istituzioni scolastiche anche per attività extracurricolari, promuovere il diritto al cibo sano e sostenibile.
Le mense scolastiche attivate in contesti di grave deprivazione possono rappresentare anche un'opportunità di inserimento lavorativo con la promozione di cooperative territoriali, con particolare attenzione al coinvolgimento lavorativo delle donne.